venerdì 28 gennaio 2011

L'eliminazione delle amenità


Non molto tempo fa, durante una puntata del programma televisivo di Raitre “Ballarò”, è stata ospite il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e durante uno dei suoi (in)felici interventi ha dichiarato: «Piuttosto di tanti corsi inutili in Scienze delle Comunicazioni o in altre amenità servono profili tecnici competenti che incontrino l’interesse del mercato del lavoro» suscitando un certo malumore tra i laureati e i laureandi in Scienze della Comunicazione, e non comunicazioni come affermato dal ministro.

A questo punto, bisogna capire quali siano queste altre amenità. Presto detto: l’agenzia che valuta gli atenei e che decide sugli stanziamenti alla ricerca ha incluso solo scienziati e università settentrionali nei criteri di valutazione, provocando le proteste accese di umanisti e docenti del Mezzogiorno.

Non sono mancati commenti fuori luogo da persone non proprio vicine al governo: uno su tutti, Piergiorgio Odifreddi, che, con la sua spocchia tipicamente scientista, non ha perso l’occasione di riproporre, in versione virtuale sul suo blog, la solita e noiosa disputa tra umanisti, che ritengono le scienze esatte troppo “manualistiche” e scienziati, che definiscono le materie umanistiche, appunto, sciocchezze e amenità.

E’ quantomeno ridicolo parlare di lobby umanista, quando proprio le materie scientifiche, dati alla mano, sono quelle ritenute più blasonate e il poveretto che si iscrive a lettere o a scienze storiche è visto come un perdigiorno che non ha voglia di studiare. Un consiglio al signor Odifreddi: non si avventuri in discorsi del genere quando lo “sfaticato” di turno starà preparando una sciocchezza d’esame come “Storia medievale”, potrebbe diventare violento.

Il matematico originario di Cuneo non è nuovo alle spiacevoli uscite: non tantissimo tempo fa aveva stroncato “La montagna incantata” di Thomas Mann , definendo il celebre scrittore tedesco “logorroico”.

Snobbando la letteratura, l’arte e la storia, si sta confermando, in maniera sempre più decisiva, un processo di involuzione culturale. Conseguenza più che sensata nell’(ex)Belpaese, ora terra di postriboli (quelli veri) tristemente giustificati da una grandissima parte di abitanti lobotomizzati.

Antonello Giannattasio

martedì 25 gennaio 2011

Invito alla poesia.

Interessante la poesia di questo artista cilentano, il quale racconta una realtà non esclusivamente associabile al momento delle festività, pasquali e non. Spesso abbiamo ormai la sensazione di aver perso quella calda atmosfera che precede e accompagna un momento celebrativo, inteso non solo come avvenimento religioso ma anche e soprattutto come specchio sociale. L'identità è la matrice fondamentale di un popolo e senza questa si rischia di naufragare nel piatto mare dell'omologazione. La festa era un motivo di ritrovo comune e gioioso di piccole realtà contadine che vedevano in semplici dolci ornati da uova bollite un pasto d'eccezione, da preparare esclusivamente per le grandi occasioni. Vivere delle risorse esistenti in paese non significava necessariamente vivere di un contentino, anzi, la semplicità quotidiana veniva sublimata per essere concorde al clima festivo. Col passare del tempo e con l'avvento del progresso, l'attaccamento alla propria terra e alle proprie tradizioni non è da ritenersi un atteggiamento anacronistico, bensì una virtuosa espressione del proprio bagaglio culturale.

                                                                                          Rachele Sorrentino.
                                                                                                                                                                                                                           

L'ADDORI RE' LA PASCA
Songo tant'anni,
ca' nun se sente cchiù
l'addori re la Pasca.
Mo la ggente
se vace a fari la crociera.
Pe' li paisi sotici
se ne vano a jre,
pi po' mannà
li cartoline a li paisani
pe' affà vedè
ca' pure loro
songo stati all'estero.
‘Ntiempi re ‘na vota,
quanno se patìa la fammi,
se faciano li vicci
cu' l'ova vuddute ‘ngoppi,
‘mbastati cu la farina re raurinio.
Li ricchi faciano la pastiera,
re grani oppure re risi,
cu' lu mmeli accuovoto
ra li vicini re la casa
e la menesta cu' li foglie
truvate ‘nzimm'à lu bosco
ca' circunnava lu pajese.
Chesti tradizioni
mo' l'hanno lassate
propete tutti quanti:
mo' fanno primma:
vanno a lu risturanti.

Catello Nastro.

RECLAIM YOUR BRAIN




Adesso Cuffaro va in galera. Bene, a ciscuno il suo, si potrebbe dire, ma non basta.
Bisogna chiedersi se il sistema è cambiato. Se la Sicilia è cambiata o se invece è cambiata l’Italia. Se la “linea della palma”, come la chiamava Sciascia, non sia ormai salita sin ben oltre la Padania?

Amaramente dico che c’è poco da festeggiare per un Cuffaro che va in galera. Altri Cuffaro stringono il potere in Sicilia e nel nostro Paese. Hanno facce diverse, colori diversi, ma è il Paese che è consono a questo sistema. Lo specchio amaro di Cetto Laqualunque ci riflette tutti. Cuffaro paga, bene. Ma quanti Cuffaro, quanti Cetto Laqualunque e quanti Berlusconi vivono nelle nostre anime e accecano i nostri cuori?>

Questa è una breve riflessione che ho appena letto, mi sembrava il caso di condividerla sul nostro blog.
Siamo giunti, ad un punto in cui il ruolo delle istituzioni è in discussione.
Sembra strano, ma l'Italia è una Repubblica democratica in cui la giustizia è sotto accusa. Paradosso.
Cuffaro è stato condannato, grazie ad un lavoro d'indagine che andava avanti da anni e soprattutto grazie a quelle intercettazioni che oggi sono poste sotto i riflettori perchè, si dice, violenterebbero la privacy.
L'Italia è un Paese in cui il Presidente del Consiglio può piombare telefonicamente in una trasmissione (La 7, una delle poche a sfuggire al suo controllo) e offendere senza un minimo ritegno.
Non voglio fare un discorso di morale, ma se è tutta una montatura per far cadere il Governo perchè il signor Berlusconi non si presenta davanti ai Magistrati di Milano?
L'Italia è un Paese in cui
l'uguaglianza sarà forse un diritto, ma nessuna potenza umana saprà convertirlo in un fatto.

sabato 22 gennaio 2011

"I mi nni vogliu j a lu Cilientu"

Solcato ormai il quarto anno di vita cittadina e avendone conosciuto i più svariati aspetti, sono arrivata a determinate conclusioni che distruggono gli innumerevoli luoghi comuni, i quali disegnano il paese come un luogo chiuso, sotto tutti i punti di vista. Paradossalmente, ho riscontrato nell'ambiente cittadino tante di quelle incoerenze da credere che, in confronto, il mio paese segua una condotta libera piuttosto che ottusa. Aprendo questo argomento non mi permetto di generalizzare, semplicemente parlo di una mia esperienza che quasi sicuramente tocca la maggior parte delle persone che si ritrovano ad abitare in città dopo aver vissuto molti anni in paese. Innanzitutto, basti pensare al fenomeno dell'omologazione: ognuno dei miei coetanei paesani è cresciuto distinguendosi dagli altri per mezzo della propria personalità, con aspirazioni ed idee completamente differenti. I ragazzi della mia età cittadini non riescono a vivere nella solitudine, necessitano di appartenere ad un branco ad ogni costo, anche se questo comporti la rinuncia alle proprie peculiarità. La sfera affettiva è completamente annientata, le amicizie lasciano il tempo che trovano e sono quasi principalmente dei legami di comodo o instaurati per una necessità momentanea. Le mie amicizie di paese sono ventennali, perdurano nel tempo nonostante la distanza e non dimenticano il passato come se fosse un qualcosa al quale non abbiano partecipato. Ancora più complesso l'aspetto culturale: una città così ricca di attrattive e musei di cui maggiormente i cittadini non hanno idea, i quali frequentano i soliti quattro locali famosi, lasciando sempre deserti luoghi come i caffè letterari che diventano posti di ritrovo elitari, adatti a persone che rifiutano di unirsi alla massa. La separazione dei ruoli in città è evidente, chiunque si senta un po' sopra le righe diventa un emarginato schernito dal branco, differentemente dal paese, in cui, anche se può sentirsi incompreso, mantiene il suo ruolo riconoscibile all'interno del sistema. Invece in città è facile che colga la sensazione di non essere nessuno, di trovarsi come un puntino su di una pagina bianca di cui, laddove cancellato, non resta alcuna traccia. In paese la traccia di noi stessi resta comunque e seppur manchino tante cose, per certo una non manca: l'essere una immagine definita seppur in mondo completamente sfumato. 
 
Rachele Sorrentino

giovedì 13 gennaio 2011

Cinema: una parola, mille significati. Le origini.

Il cinema, nelle vesti di successore della fotografia, nasce come mera arte visiva, prima ancora di trasformarsi in un elaborato specchio della profondità e dell’ambiente onirico umano. Il primo tentativo di riprodurre delle immagini in movimento risale alla seconda metà del 1600, attraverso l’invenzione della lanterna magica, antenato del nostro comune proiettore. George Eastman nel 1885 inventò la pellicola in celluloide, sulla quale venivano sovraimpressi i fotogrammi privi di pista sonora, ufficializzata da Edison nel formato di 35 mm. Tale formato acquistò consenso presso le case di produzione cinematografica e venne omologato, all’interno di tutto il mercato, fino agli anni trenta. Lo stesso Edison inventò nel 1889 la cinepresa (madre dell' odierna macchina da presa, la quale scattava consecutivamente varie fotografie impresse sulla pellicola da 35 mm) e il kinetoscopio (apparecchio che riproduceva le immagini scattate in sequenza ordinata). Convenzionalmente, la data di nascita del cinema è posta nel 1895, durante la prima proiezione pubblica di alcuni brevissimi film/reportage girati dai fratelli Lumière i quali, utilizzando una invenzione da loro brevettata e denominata cinématographe (apparecchio che proiettava le immagini su di uno schermo), riuscirono a riprodurre semplici scene di vita quotidiana fine ottocentesca, sottolineando un neonato entusiasmo per la realizzazione del movimento sullo schermo. L’aver attributo a tale avvenimento una rilevanza tale da concepirlo come genesi di tutto il complesso cinematografico non è solamente riconducibile all’entità fisica dei mini film dei Lumiére, piuttosto, è da sottolinearne il contorno: una sala adibita ad un intrattenimento generale di un pubblico pagante e l’intenzione comunicativa. La traccia audio, inizialmente composta esclusivamente da musica strumentale, veniva riprodotta in contemporanea alla pellicola, senza essere su questa sovraimpressa, da delle casse in fondo alla sala. Difatti, fino agli anni trenta regnerà il cinema così detto “muto”, il quale, sottolineando la mimica degli attori privi di una espressione verbale, si focalizzava esclusivamente sulla capacità comunicativa dell’immagine ( basti pensare all’attore regista Charlie Chaplin), coadiuvata talvolta da significative didascalie. Il primo film inteso secondo l’accezione moderna che sia stato prodotto dalla storia del cinema è “Nascita di una nazione” di David W. Griffith del 1915, il quale è ambientato durante la guerra di secessione americana. Un tale pioniere cinematografico racchiude in sé i primi elementi necessari alla composizione del montaggio filmico, quali l’inquadratura (sezione di spazio filmico riprodotta da una mdp) la sequenza (unità filmica fondamentale priva di stacchi di inquadratura) e la scena (oggetto dell’inquadratura).
Questi sono i presupposti che hanno permesso l’ingranaggio di una delle macchine più sofisticate, composite e comunicative che l’uomo abbia mai prodotto.

Rachele Sorrentino

mercoledì 12 gennaio 2011

ADSL: la Telecom si "dimentica" di San Giovanni a Piro

E' una vera e propria ingiustizia quella che stanno subendo gli abitanti di San Giovanni a Piro,infatti la Telecom Italia s.p.a., società fornitrice della linea telefonica nazionale,si è curiosamente"dimenticata"di aumentare la potenza dell' ADSL sangiovannese. Attualmente la linea telefonica adibita ad ADSL è disposta dalla società di Galateri di Genola a 640 kb nominali a fronte dei 7 Mb impostati per i comuni di Camerota e Santa Marina.
Come se non bastasse, i residenti di San Giovanni a Piro sono costretti a  pagare questo servizio,a dir poco scadente e "anacronistico", allo stesso prezzo esercitato nei comuni di Camerota e Santa Marina,ma, a differenza della popolazione sangiovannese, i cittadini dei comuni sopra riportati possono  utilizzare internet avendo una potenza decisamente elevata . Lo scorso 26 novembre, i consiglieri comunali del gruppo della "Margherita", Ferdinando Palazzo e Felice Gagliardo hanno richiesto all'Amministrazione Comunale di sollecitare l'ente telefonico nazionale al fine di adeguare il  servizio ADSL nel comune a 7 Mb.
In un mondo dove è necessario stare sempre al passo coi tempi e, soprattutto, tenere d'occhio il portafogli , il comune di San Giovanni a Piro non deve sentirsi escluso dalla possibilità di ottenere un servizio migliore allo stesso prezzo esercitato finora.

Mattia Beati

domenica 9 gennaio 2011

Restare perché…

Sulla scia del format del programma “Vieni via con me” di Fazio e Saviano, anche qui proponiamo un elenco.

Elenco delle cose che potrebbero far bene al nostro paese:
  •  Sentirsi liberi di esprimere il proprio voto;
  • Sentirsi parte integrante di una comunità al di là delle differenze ideologiche e politiche;
  • Non vedere più cumuli di spazzatura in località Picota;
  • Non vedere tra i boschi rifiuti di qualsiasi genere;
  • Capire il valore del patrimonio paesaggistico che ci circonda;
  • La “resurrezione” della banca;
  • Non veder mai la “morte” della guardia medica;
  • Rafforzare il senso di unione rispetto alla mentalità dei mille doppioni;
  • Che l’approvazione del “PUC” non sia solo un’utopia;
  • Ascoltare le esperienze che gli anziani hanno da raccontare ai giovani e ascoltare quello che i giovani hanno da dire;
  • Il controllo delle false residenze;
  • Un maggiore dialogo tra le Associazioni e qualsiasi altra formazione sociale;
  • Vedere svilita la mentalità del litigio per un pezzo di terra;
  • Agire non soltanto quando si ha un proprio fine o tornaconto;
  • Aver voglia di costruire e collaborare nel portare avanti ciò che già si è costruito;
  • Gestire in modo efficiente e trasparente l’area portuale;
  • Che la raccolta differenziata diventi segno di cultura civile;
  • Che il teatro non si svolga durante i consigli comunali;
  • Che gli eventi culturali non vengano strumentalizzati;
  • Che l’illegalità diffusa non diventi una moda;
  • Che la criminalità non si impossessi del nostro territorio;
  • Che il turismo sia adeguatamente programmato e non scoraggiato;
  • Che il mare resti azzurro e cristallino;
  • Che il cemento non devasti ogni angolo di verde;
  • Che ci siano opportunità per chi ha voglia di restare e migliorare il suo paese;
Alberico Sorrentino

*pubblicato su Pyros 139

sabato 8 gennaio 2011

SGAP TG 24: Diventate anche voi Reporter

Il TG satirico sangiovannese, meglio noto come SGAP TG24, ovviamente,  non si fermera' alla primo appuntamento: è prevista per la prossima estate una nuova edizione molto divertente, che, comunque, mira a non  trascurare problemi e disagi del territorio comunale di San Giovanni a Piro.Non solo satira, quindi,  ma anche contributi  che possono essere utili ai cittadini. I nostri simpatici inviati, Albery Ghione,il Pinguinello,Viviano Margherito, Raffo e il buon Zicola ritorneranno al più presto sui vostri schermi.

Se avete video, foto o altri materiali che potrebbero essere inseriti  all'interno del TG non esitate a contattarci tramite il nostro gruppo su Facebook oppure inviando un messaggio di posta elettronica all'indirizzo assquintessenza@gmail.com .

venerdì 7 gennaio 2011

Dopo un anno ... ecco il blog !

L'Associazione Culturale Giovanile Quintessenza nasce a San Giovanni a Piro il 30 gennaio 2009 dall'idea di un gruppo di amici, con lo scopo di poter fare qualcosa per il proprio paese, per la propria patria.

Il primo obiettivo è stato la riapertura della Biblioteca Comunale,avvenuta grazie al rinnovamento della bibliografia, in seguito all'entrata di nuovi volumi, grazie al supporto dell'Amministrazione Giannì che ha stipulato in tempi record una convenzione che affidava all'Associazione la gestione bibliotecaria e, ovviamente, grazie ai ragazzi che hanno contribuito a ripulire i libri impregnati di polvere e muffa.

Uno degli obiettivi del 2011 sarà la riqualificazione definitiva dei locali e la creazione di strutture per consentire l'accesso anche ai disabili.

L'impegno della Quintessenza non si è ridotta solo alla Biblioteca, infatti, durante il 2010 si è potuto assistere a diversi eventi che hanno entusiasmato non poco la popolazione sangiovannese. Ricordiamo, ad esempio, gli eventi estivi de "Il Caffè Letterario", "Amici della Bici" oppure "Osservando gli Astri".

L'ultimo evento organizzato dai nostri è stato SGAP TG 24, una sorta di telegiornale satirico-comico avente lo scopo di divertire, prendere in giro e far riflettere su alcune situazioni spiacevoli presenti nel comune di San Giovanni a Piro. Questo blog vuole essere una sorta di continuazione di quello che si è visto durante il compleanno dell'Associazione, lo scorso 29 dicembre: un occasione per segnalare situazioni particolari, confrontarsi con tutti e, sopratutto, divertirsi.

Invitiamo, quindi, tutti (associati e non) a iscriversi al blog,  proporre articoli, contenuti audio o video che possono rivelarsi interessanti.


Vi lasciamo con alcuni video proiettati  dieci giorni fa, buona visione.


Email dell'Associazione: assquintessenza@gmail.com

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