Testamento di carnevale 2011
tra dolori,gioie e affanni,
e in quest’ultimo momento
voglio fare testamento!
Non temete non son pazzo,
il mio viso è paonazzo,
tutta colpa di quel vino
che sorseggio di mattino!
Non è vero testamento
questo estremo mio memento,
ma la prova del mio affetto
che mi sgorga qui dal petto!
Perciò l’atto che presento
vi delinea il mio tormento,
son scemate le sostanze
da riempir tutte le “panze”!
Non avendo lo scrivano
poca cosa va a Giordano,
ma il raccolto fatto al monte
va all’amico Florimonte.
Poi li nomino baroni
delle giuste opinioni,
che hanno espresso sul mio conto
senza lode e senza sconto!
Or mi tolgo gli stivali
e vi sento tutti uguali,
ve lo dico sotto il melo
sto abbracciando anche Carmelo!
al mio vecchio vigilante
che ne ha viste proprio tante,
io regalo una fondina
per la vecchia carabina,
da donare per giustizia
al collega suo Malizia,
come sempre delegato
al verbale contestato.
Una bici col cestino
la devolvo al mio postino,
per portare senza fretta
anche l’ultima bolletta
e alla sua Direttrice
vanno timbro e spillatrice
e un ufficio più capiente
coi divani per la gente.
Non sopporto più le spese
per gli specchi qui in paese,
che riflettono le donne
tutte quante in minigonne,
e pur anche la mia bella
or si affida alla novella:
“Specchio,specchio delle mie brame
Carnevale è il più vecchio del reame?”.
Un cristallo assai perfetto
lascio a Raf l’architetto,
perché veda ogni via
da Paccuma al Bulgheria.
Lascio al Cuccio pensionato
un “traìno” taroccato,
perché vada più veloce
e per lui non sia una croce,
nel trasporto quotidiano
sol di paglia e poco grano,
e una pietra artigianale
di quel muro a lui fatale.
A don Pietro i paramenti
senza troppi complimenti,
per le visite ufficiali
nei paesi tropicali.
Per la grande simpatia,
lascio un libro in sacrestia,
a quel Franco deputato
ai segreti del passato.
Se lo legga poi con calma
sol così avrà la palma,
di quel premio tanto ambito
ritirato già al Tornito.
Altro encomio letterario
da devolvere all’erario,
ad Aniello gran devoto
che per questo fece voto,
di trascrivere in latino
delle rime un bel quartino,
in quel luogo amato e cheto
ch’è nomato Ceraseto.
A Pasquale Manganella
lascio in dote la Cappella,
ed un marmo assai pregiato
e per niente levigato,
per aprirla un chiavistello
intarsiato come quello,
che conserva l’Ombrellino
per aprire il mio fortino,
ove trova un patrimonio
di monete vecchio conio,
da spartir con molta fretta
col cugino suo Panzetta!
Ed in tutta questa festa
quel capretto senza testa,
vada pure dirimpetto
a Zio Peppe con rispetto.
Mentre al caro Federico
un veliero bello e antico,
per salpar da Maratea
quando c’è bassa marea.
Per onor del vicinato
stimo un altro pensionato,
quel mio amico segretario
che si gode la mia sdraio,
ed è sempre intenzionato
di servire ancor lo Stato,
con assidue presenze
ed alterne consulenze.
Un invito assai cortese
alla gente del paese,
non scrivete più ricorsi
ma attenetevi ai discorsi,
di chi vuole pace eterna,
amicizia assai fraterna,
e sedare ogni conflitto
da chi sempre è stato afflitto,
dalle beghe paesane,
che per me sono lontane,
perciò vedo già in futuro
un domani più sicuro.
Lascio a Bosco il tricolore
e festeggi con ardore,
l’unità fin qui raggiunta
e dal popolo poi assunta,
ad orgoglio nazionale
e non certo federale,
e per questo va difesa
sia l’oltraggio che l’offesa.
A Giancarlo già si sa
lascio acqua in quantità,
e siccome poi è scolaro
di consigli non è avaro,
per Enzino suo collega
che sorride e se ne frega,
della scuola appena aperta
che di sera lui diserta.
Alla cara Ditta-Fuoco
un braciere sol per poco,
che riscaldi fino a sera
la sua casa per intera.
Tutto il bosco del Furleo
ed in parte il Vruuleo,
vanno a Cita ed al Lanzuto
come ultimo saluto.
A Settimio l’assessore
lascio un piccolo trattore
per ararmi un po’ il vigneto
proprio sopra Marcaneto.
Alla ditta degli Stò
un palazzo con gli oblò
per scrutare Cicerone
da Boviezzo allo Scurone.
Come sempre vado fiero
di quel Pietro il Balisiero
perché lui resta il decano
della legna fatta a mano!.
A Genesio una vespetta,
senza ruote né trombetta,
da aggiustare a martellate
giusto in tempo per l’estate.
A Pasquale Sorrentino
va il guinzaglio con l’uncino
perché Sheela è in ogni dove
anche quando fuori piove.
Ai podisti del paese
pago io tutte le spese:
ho gli assegni belli e pronti,
offrirò la Mare e Monti!.
Per Nicola c’è in omaggio
sia lo squillo che il messaggio
per mandar la buonanotte
sotto sotto mezzanotte!.
Alla squadra del Tornito
lascio il Palio tanto ambito,
e il trofeo che fu del Ponte
va al mio amico Florimonte.
Lascio a Luca De Martino
bicicletta e volantino
col percorso alternativo
per il nuovo tour estivo.
All’amata Quintessenza
vanno i libri in eccedenza
e una sede ammobiliata
variopinta e riscaldata.
Per la muffa in biblioteca,
che anche Pellico depreca,
urge un nuovo preparato
di ammoniaca e solfato
da spruzzare a più riprese
quasi sempre a fine mese,
con l’esborso senza appiglio
della Giunta e del Consiglio.
Per la Pyros redazione
or c’è già una soluzione:
ho qui pronto uno scrivano,
proveniente da Rofrano,
porterà con sé uno spillo
da donare al Russolillo,
con lo stemma ben impresso
di Repubblica e L’Espresso!.
A Luigi di Grancascia,
che mi affila spesso l’ascia,
un furgone più moderno
col motore sempr’eterno!.
Il mio antico appendi chiavi,
tramandatomi dagli avi,
lascio a Mario in sartoria
col ditale per Maria.
Alla Pergola son stato
per il pranzo già pagato,
da Mimì,il vecchio Sciuscio,
che dimora spesso all’uscio,
a cui lascio un gran paniere,
da portare al panettiere,
per i soliti biscotti
zuccherati e poi ben cotti.
Trasgredendo ogni norma
la mia spesa va alla Sorma,
a cui vanno senza sconti
anche i polli belli e pronti!.
Lascio l’olio saporito
ad Orlando con l’invito,
di riempirne una “tiella”
per Gerardo di Dianella.
Lascio a Fuego il mio cappotto,
rattoppato dov’è rotto,
e lo esponga poi in vetrina
anche solo di mattina.
La palestra abbandonata
ora andrebbe inaugurata
quindi cedo le spalliere
con i pesi e il bilanciere!
Cedo anche il mio campetto,
per il tennis e il calcetto,
al mio amico Presidente
che ci gioca di frequente.
Al neonato SGAP tiggì
una sede a Martigny
per dar voce agli emigrati
che saranno sempre grati.
Lascio a Nello Costantini
sigarette ed accendini
coi ricambi in magazzino
per la Lancia ed il Pandino.
Melanzane e ricottina
io le lascio a Serafina
per sfamare quei clienti
della pizza un po’impazienti.
Mentre al Covo degli Zanza
do in affitto un’altra stanza
con moderni aeratori
per gli eterni fumatori.
Lascio a Tullio e a Benedetto
del mio Napoli un biglietto
e li segua anche Peppo
nel San Paolo pieno zeppo!
Lascio a Leo l’artigiano
le scarpette di Gargano
e gli monti quei bulloni
per segnar le punizioni!
Non reggendo le emozioni
già mi bagno i pantaloni
con le righe un dì perfette
del lontan quarantasette!
E’ da allora che ho testato
ed a tutti ho dispensato
quanto avevo del mio avere
per bontà e per piacere.
Perciò adesso state buoni,
sento intorno solo suoni
inumate ormai i miei resti
con accenti assai modesti.
Non discorsi o predicozzi,
siate seri e mai più rozzi,
se ogni scherzo sempre vale
vi saluta Carnevale!
Dallo studio notarile
San Giovanni a Piro
Lì,8/3/2011.
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